SICUREZZA FOTOBIOLOGICA DEI LED
Le sorgenti luminose utilizzate per produrre luce presentano anche emissioni correlate di radiazioni elettromagnetiche non percettibili dall’occhio umano, ma in grado di indurre effetti su persone o cose esposte al flusso luminoso stesso.
Esempi tipici quotidiani di radiazioni emesse assieme alla luce sono il calore prodotto da una lampada ad incandescenza e l’abbronzatura e lo scolorimento prodotto dalla luce solare.
Anche i diodi Leds non sono esenti dalla produzione di radiazioni correlate, specialmente i diodi con temperatura di colore elevata e luce fredda (>6500°K).
L’intensità di queste radiazioni, principalmente UV, cresce proporzionalmente all’aumentare della “potenza luminosa” del diodo Led ed il possibile danno o rischio è inversamente proporzionale al cono entro il quale la luce viene emessa (apertura del fascio).
Eventuali rischi o danni foto-biologici sono indotti dalle radiazioni che sono agli estremi del campo visibile (380-780nm) ovvero:
– Infrarosso (IR-A, IR-B, IR-C) tipicamente in grado di produrre effetti termici;
– Ultravioletto (UV-A, UV-B, UV-C) in grado invece di produrre effetti ionizzanti.
Questi effetti o danni foto-biologici, creati dalle radiazioni UV od IR sono a carico della pelle, dei tessuti sottostanti (eritemi, foto-invecchiamento, reazioni foto-tossiche, ustioni cutanee), dell’occhio e delle sue parti costituenti: cristallino e cornea (cataratta, fotocheratite, fotoretinite, scotoma).
Si è pertanto reso necessario adottare una serie di procedure che prevedano l’identificazione delle radiazioni che producono effetti fotobiologici, definire dei limiti di esposizione, definire un criterio di misura delle radiazioni suddette ed infine definire dei gruppi di rischio dentro ai quali le sorgenti luminose ricadono.